Come migliorare il rapporto tra esseri umani ed animali esotici? Il Dottor Bellese risponde
Da tempo ormai una certa parte – particolarmente radicale – del cosiddetto movimento animalista critica pesantemente l’allevamento degli animali esotici e “non convenzionali” facendo leva su alcuni punti che si basano più sulla leva emotiva su un pubblico poco informato che su dati veri e sulla evidenza scientifica; come per qualsiasi argomento che riguarda il comportamento umano gli aspetti negativi ci possono essere, ma non è con il proibizionismo né la generalizzazione (e facendo apparire tali aspetti come la totalità) che si risolvono i problemi. L’impressione è che usando il “cavallo di Troia” degli animali esotici si stia cavalcando una certa ideologia (sicuramente partita con buone intenzioni e sentimenti ma che sta sfociando in integralismo ideologico) che vorrebbe proibire qualsiasi rapporto tra uomo e animale.
L’uomo ha sempre cercato il contatto con gli animali e molte specie si avvantaggiano del contatto con gli esseri umani; naturalmente questo rapporto deve sempre tenere conto prima di tutto che le necessità ambientali, fisiologiche e comportamentali siano rispettate per garantire il benessere sia fisico che mentale degli animali allevati e che entrano a far parte dei gruppi famigliari. Teniamo conto che si generalizza su un gran numero di specie, la cui gestione può andare dal mantenimento in terrari o acquari in cui viene riprodotto l’habitat naturale, all’inserimento in famiglia con complessi rapporti sociali e personali.
Per esperienza professionale e personale ormai quasi trentennale sul benessere degli animali esotici ho potuto constatare che la gestione di questi animali è continuamente migliorata e continua ad esserlo grazie al lavoro di studio di appassionati e di professionisti come biologi e veterinari; come d’altra parte è avvenuto anche per la gestione di animali come il cane ed il gatto il cui allevamento e la detenzione, almeno al momento, nessuno si sogna di proibire, e che fino a pochi decenni fa (ed ancora oggi in certe situazioni) potevano essere gestiti in modalità a dir poco scorrette.
Per fare un esempio personale da decenni ormai la SIVAE (Società Italiana per Veterinari per Animali Esotici), di cui sono tra i soci fondatori, forma Medici Veterinari con pubblicazioni, seminari, congressi e corsi sulla medicina e chirurgia di questi animali, ma anche sulla medicina preventiva e sulla loro corretta gestione, tenendo conto sia delle peculiarità fisiche che comportamentali e cognitive delle varie specie – formazione che viene continuamente aggiornata con le nuove conoscenze ed evidenze scientifiche.
I punti principali su cui fa leva l’attuale deriva proibizionista sono il commercio illegale, il benessere degli animali tenuti in cattività, la pericolosità dei rilasci in natura di fauna alloctona e la trasmissione di patologie all’uomo.
La storia insegna che il proibizionismo in ogni sua forma alimenta il commercio illegale; il corretto ed etico allevamento degli animali – oltre a garantire una sempre minore sottrazione degli esemplari in natura – garantisce la nascita e la selezione di animali altamente adattabili a vivere con l’uomo. L’allevamento permette inoltre, tramite progetti di riproduzione in cattività e collaborazione con organizzazioni protezionistiche, di salvaguardare specie il cui habitat naturale ormai è altamente compromesso (un esempio di questi progetti è quello degli Studbook). Inoltre ci sono già norme e regolamenti efficaci che regolano il commercio degli esotici e che devono naturalmente essere puntualmente e correttamente fatte rispettare dagli organi competenti.
Per quanto riguarda il benessere degli animali, ormai le conoscenze sono tali da garantirlo – e non è proibendo che questo può essere fatto, ma vigilando e regolamentando sulle modalità di allevamento e detenzione.
Anche per quanto riguarda l’innegabile pericolosità delle specie alloctone, le norme ed i metodi per evitare il problema ci sono: dal tracciamento individuale (es. microchip) passando fino all’obbligo di sterilizzazione preventiva (ed ovviamente alla vigilanza da parte degli organi di controllo). Proibire per questo motivo sarebbe come proibire di avere un cane o un gatto a causa degli innegabili danni sociali ed ecologici che causano il randagismo e la sconsiderata gestione in piena di libertà da parte di certi proprietari di questi animali.
L’argomentazione sulla trasmissibilità di patologie all’uomo, punto forte del proibizionismo che ha fatto leva ad hoc sulla reazione emotiva alla pandemia, è totalmente inaccettabile; attualmente la maggior parte delle zoonosi (e tra queste le più pericolose) possono essere trasmesse (o hanno come veicoli) gli animali domestici come il cavallo, il cane e gli animali da macello. Inoltre, è logico pensare che l’allevamento e la riproduzione in cattività in condizioni sanitarie ottimali – ovvero eseguendo quarantene e test di screening (che sono prima di tutto vantaggiosi per gli allevatori) – garantiscono il riconoscimento ed il controllo di eventuali zoonosi.
Infine, da un punto di vista ambientalista e animalista vero, nell’epoca sempre più virtuale che stiamo vivendo il contatto diretto con gli animali è vitale per l’educazione, la sensibilizzazione e lo sviluppo di empatia verso le varie specie: ci sono sempre più bambini e giovani che percepiscono la natura solamente attraverso gli schermi digitali – fare toccare loro con mano la biologia, l’ecologia e l’etologia forma molto di più di qualsiasi documentario.
Come Medico Veterinario con attività esclusiva sugli animali esotici e non convenzionali condivido dunque appieno le istanze del Manifesto Italiano per gli Animali.
Alessandro Bellese DVM, GPcertEXAP
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Alessandro Bellese, Medico Veterinario, laureato a Bologna il 08-11-1994. Si occupa in modo esclusivo di medicina e chirurgia degli animali esotici, in particolare invertebrati, rettili, anfibi e mammiferi. Esercita in Veneto in provincia di Venezia ed in Friuli e collabora in strutture di diversi colleghi. Responsabile del Centro di Primo Soccorso per tartarughe marine del Lido di Venezia (VE). Socio fondatore, segretario e consigliere SIVAE (Societa Italiana Veterinari per Animali Esotici) dal 2002 al 2011. Ha tenuto varie presentazioni, come docente a corsi e seminari per medici veterinari, professionisti del settore e gestori di animali esotici e non convenzionali, riguardanti la medicina e chirurgia, la medicina preventiva e la gestione in ambiente controllato degli animali di cui si occupa